Governo Federale fissa molti criteri per la definizione delle tariffe e le condizioni di accesso alle reti. ITO rete: regole insufficienti su indipendenza staff e management e illegittima esclusione delle attività fuori Ue. Deferita anche l’Ungheria sulle tariffe di rete.
La Commissione Ue ha deciso di deferire la Germania alla Corte di giustizia europea per non aver correttamente recepito il terzo pacchetto Ue sull’energia in tema di poteri e indipendenza dell’Autorità per l’energia e di separazione della rete.
La tedesca Bundesnetzagentur, secondo la Commissione, “non gode di piena discrezionalità nella definizione delle tariffe di rete e di altri termini e condizioni per l’accesso alle reti e ai servizi di bilanciamento, considerato che molti elementi funzionali alla fissazione di tali tariffe e condizioni sono definiti in larga parte in sede di regolamenti dettagliati emanati dal Governo Federale”.
In secondo luogo, secondo la Commissione la Germania “ha trasposto in modo non corretto nella legislazione nazionale diversi obblighi riguardanti il modello di unbundling del gestore indipendente della trasmissione (ITO)”. A questo proposito, secondo l’esecutivo Ue le regole sull’indipendenza dello staff e del management dell’ITO non rispettano pienamente le direttive del Terzo Pacchetto e la definizione di impresa verticalmente integrata esclude in modo non corretto le attività al di fuori dell’Ue.
Il deferimento alla Corte è il terzo stadio della procedura di infrazione. Una lettera di notifica formale era stata inviata sul tema alla Germania nel febbraio 2015, seguita da un’opinione ragionata nell’aprile del 2016.
Sempre nel quadro del pacchetto mensile sulle infrazioni, la Commissione ha deferito anche l’Ungheria alla Corte per la sua legislazione sulle tariffe di rete, giudicata anche in questo caso in contrasto col Terzo Pacchetto. Più nel dettaglio secondo Bruxelles la legge ungherese esclude alcuni costi dal calcolo delle tariffe di rete elettriche e gas, in violazione del principio del pieno recupero dei costi, e ha limitato il diritto dei gestori di contestare in giudizio le decisioni del regolatore sulle tariffe. Anche in questo caso la messa in mora risaliva a febbraio 2015, seguita da due opinioni ragionate a dicembre 2016 e aprile 2017.