Il dg Russo alla Camera: per gli enti locali possibile valorizzazione patrimonio. Tap ultima grande opera, Estmad ha costi troppo elevati meglio liquefatori. Phase out carbone non è scontato, 2025 è domani. Valorizzare risorse upstream italiane
“Il Tap è stata l’ultima grande opera”, Giampaolo Russo, ex country manager di Tap e adesso direttore generale di Assogas ha parlato con preoccupazione del Piano energia e clima nel corso dell’audizione di oggi in commissione Attività produttive: “la preoccupazione che ci è balzata agli occhi è che il Piano energia e clima sembra scevro da una valutazione di ciò che è oggi il sistema italiano e i mix energetici esistenti”. Secondo Russo anche il phase out non è scontato: “il 2025 è domani, secondo la mia esperienza personale, per il cavo triterminale di Terna andiamo lunghi”, e per Russo “ci vuole una roadmap invocata a parole ma ancora non realizzata.
Per il gas due capitoli importanti che andrebbero affrontati sono la sicurezza energetica e il mercato interno. Il gas avrà ancora un ruolo importante: “Elettrificazione e decarbonizzazione devono essere distinte, e bisognerà tenere conto che il siderurgico, cartario e chimico hanno difficoltà a cambiare il gas con il vettore elettrico”. Infine per immaginare di sostituire il gas nell’uso domestico “dovremmo avere una potenza installata quasi doppia”. Un altro elemento è infine l’intermittenza delle rinnovabili: “pochi credo che ricordino che lo stoccaggio attraverso fonti gas costa 5 euro al MWh contro i 220 euro MWh con gli accumuli al litio”. Aspettare la maturazione tecnologica e del mercato potrebbe permettere di avere un peso minore sulle bollette, ha concluso.
Tornando ai grandi gasdotti, Eastmed, ha spiegato Russo, non è conveniente: “L’Eastmed affronta costi e rischi molto elevati, vedo più facilmente un liquefatore a Cipro, così come in Israele ed Egitto”. Il dibattito, ha detto poi, si incentra spesso sulla ridondanza infrastrutturale “ma nel Pniec bisogna tenere conto che andrà a sparire nei prossimi anni, la rotta algerina, servita da Transmed”. La Sen, ha ricordato, aveva individuato l’opportunità di un nuovo rigassificatore oltre che del Tap. La decarbonizzazione “non è in discussione”, ma secondo Assogas bisogna valutare i costi e i benefici delle opere senza escludere a priori di usare le riserve italiane: “120 mld di riserve chi dice di più, è un peccato lasciarle se nel 2050 non si venderà più”. Invece di “promuovere progetti nuovi andando a Cipro, bisogna fare attenzione al ruolo che può avere l’estrazione nazionale, lo spazio per il dibattito ci dovrebbe essere, anche alla luce del costo di estrazione così basso”. Infine un riferimento alle gare di distribuzione gas: “fra un anno facciamo 20 anni dal decreto Letta e non abbiamo fatto ancora le gare. Bisogna capire se quel percorso è in terapia intensiva o è morto. Credo che sia importante almeno porsi la domanda e capire che ruolo possono avere le infrastrutture e per mantenere un patrimonio ufficiale e capire perché non sono partite le gare”. Gli enti locali, ha detto ancora, potrebbero avere un beneficio con la valorizzazione del patrimonio, “può offrire un incentivo diverso”. Guidare questo processo “significa anche mettere una durata sincronizzata con l’uscita dal gas”. Senza dimenticare che il binomio con il vettore elettrico è sempre più in discussione, ma “la concessione sull’elettrico è a 30 anni e del gas a 12”. Il mercato distribuzione, ha concluso, “è però ancora indispensabile”. STAFFETTA 27/2/2019