Diplomazia in tilt dopo l’irrigidimento leghista, anche sul prezzo. Palla all’arbitraggio, in attesa del Consiglio di Stato. Salta la trattativa della pace? Il grande accordo su Asco è appeso a un filo.

In pochi giorni, la grande macchina diplomatica fra Lega e privati di Plavisgas è in tilt. L’ intesa faticosamente tessuta, con i contatti ai massimi livelli, sarebbe già un ricordo. Il super patto per sanare lo scontro giudiziario; per far uscire il socio privato da Asco Holding, congruamente remunerato; per assicurare alla Lega un maggior controllo della casa madre in chiave pubblica, a costo di liquidare con oltre 150 milioni la cordata di Marchetto, Malvestio & Co, e il gruppo di comuni che punta a far cassa o sono fortemente ancorati al rispetto della legge Madia; tutto questo, in poche ore, si è fermato.

L’accordo tombale per chiudere ogni contenzioso – penale, civile, amministrativo, allo stesso tribunale delle imprese – è bloccato di fronte a chi, nella Lega, non vuole concedere nulla ai privati (e figurarsi un tesoretto di quasi 30 milioni di ricavi: in due anni, quasi 5 a socio) e teme un prezzo di liquidazione eccessiva, oltre i 4 € . Plavisgas e comuni, è noto, chiedono 4,2 €. Dal canto suo F2i, sgr milanese, era pronta a versarne più di 3,75 € per diventare partner paritario di Asco. Ma c’è una seconda anima di sindaci e partito – fra loro Roberto Bet e Marco Serena – che vuol depositare l’ascia di guerra, trovandosi alla fine sul prezzo dell’arbitraggio. Ed eventualmente rinunciando in extremis alla sentenza del consiglio di Stato, fissata il 20 settembre. Il messaggio a Marchetto, Malvestio & Co. è chiaro: il prezzo di liquidazione, maturerà dall’arbitraggio deciso dal tribunale. Intanto, si può evitare il passaggio al consiglio di Stato. Cui si sono appellati i comuni fautori della fusione in Asco Tlc, una trentina, sconfitti in primo grado al Tar Veneto che aveva bocciato le relative delibere (e lo ha fatto, per Pravisdomini, il Tar del Friuli) sul ricorso di Plavisgas, convinta che solo una fusione inversa nella quotata Ascopiave, o la vendita delle azioni da parte dei comuni, avrebbe rispettato in toto la Madia.

Per Plavisgas l’ancorarsi dei sindaci leghisti al verdetto del consiglio di Stato è visto come un guanto di sfida. Senza contare il possibile emendamento anti-Madia che Fregolent, leader del fronte pro fusione in Tcl e neoparlamentare, voleva inserire nel mille proroghe: sin qui ogni blitz è andatop a vuoto. Il 30 settembre i comuni devono essere in regola. Manca poco: non a caso le “colombe” del Carroccio hanno elaborato una bozza di ricognizione che possa mediare.

E allora, guerra fino in fondo? La tentazione, sui due fronti, è forte.     La Tribuna di Treviso, 14-9-2018