La relazione dell’advisor Roland Berger: “Al terzo soggetto quota del 30-40%, il nuovo gruppo potrà investire 2 mld € al 2024”. Braccio di ferro Verona-Vicenza sulla governance
Un gruppo da 1,4 miliardi € di fatturato, capace di investire fino a 2 mld € fino al 2024 e generare utili per 200 mln € alla stessa data.
Questa la fotografia della nuova realtà che nascerebbe dalla fusione AGSM-AIM con il coinvolgimento di un terzo partner. A “scattarla” è stato l’advisor Roland Berger in occasione della riunione della commissione consiliare Controllo e garanzia del Comune di Vicenza svoltasi ieri.
A quanto riporta la stampa locale, il senior manager Pierluigi Troncatti ha ribadito che per le due utility venete lo scenario migliore è quello che prevede il coinvolgimento di un terzo soggetto, a cui affidare una quota del 30-40%. Il tutto senza compromettere il ruolo dei due Comuni di Verona e Vicenza, visto che il partner “potrà consolidare ma non dovrà avere il controllo” e che “le decisioni straordinarie dovrebbero essere approvate a maggioranza qualificata”.
Se quindi la strada sembra tracciata in questa direzione (sebbene in commissione non siano mancate le perplessità, in particolare da parte di Otello della Rosa del PD e Andrea Pellizzari della Lega), si tratta di sciogliere due nodi: chi sarà il terzo partner e come sarà suddivisa la restante quota del 60-70% tra Verona e Vicenza.
Sotto il primo profilo A2A sembrerebbe partire leggermente avvantaggiata, ma le proposte di Hera, Dolomiti Energia e Alperia restano sul piatto.
Riguardo al nodo governance, a Verona sono già partite le polemiche politiche in quanto il Comune scaligero vorrebbe pesare di più in forza delle maggiori dimensioni della propria controllata. “La nostra volontà è di non imporre nulla ad AGSM”, ha detto ieri il sindaco vicentino Francesco Rucco.
Ora la discussione riprenderà in occasione del Consiglio comunale di Vicenza del 3-4 dicembre.
QE, 29-11-2019